Che il territorio campagnese sia stato abitato sin dai tempi più remoti è testimoniato dai ritrovamenti di una grotta ossifera risalente all'età del bronzo, nella valle compresa tra i torrenti Tenza e Atri—dove è ubicato attualmente il nucleo urbano della città— e dai rinvenimenti effettuati sul monte Polveracchio, a circa 1790 mt., riconducibili alla stessa età protostorica (XV) sec. a.C.). Polveracchio deriverebbe dal latino polveracum , cioè luogo polveroso, e, proprio grazie ai rinvenimenti archeologici effettuati, è possibile stabilire come, sin dall'antichità, tali luoghi facessero parte della rete dei tratturi montani che permettevano il collegamento tra la valle del Sele e la valle del Calore beneventano. In epoca storica invece l'attività umana sul nostro territorio è testimoniata dai numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti in diverse località pedemontane: Tuori e Saginara in locum Ariani e Piantito in locum Forani . I ritrovamenti della cosiddetta zona Ariana—vasellame dipinto, monete ed oggetti vari—risalgono al VI-IV secolo a.C. e sono riconducibili a popolazioni autoctone che hanno avuto, a giudicare dalla fattura di alcuni oggetti ritrovati, chiari influssi con gens di cultura greca. Tali ritrovamenti però non bastano a sostenere le tesi che molti studiosi locali hanno sostenuto circa l'esistenza di grandi città nelle stesse località, anzi molta confusione è stata fatta sull'origine stessa dei toponimi di Tuori e Saginara ( Saynara nei documenti medievali). Tuori deriverebbe dal latino torus “altura” e non ha nulla a che vedere con la città greca fondata dai greci turi-sibariti di cui parlano gli storici locali. Allo stesso modo Saginara indicherebbe un luogo di saggine o, al più, potrebbe derivare dal latino locus saginarium “luogo per l'ingrasso degli animali”. In locum Forani la parte di una necropoli—costituita da una dozzina di tombe a fossa del VI-V secolo a.C.— scoperta di recente alla località Piantito, farebbe presupporre l'esistenza, nelle immediate vicinanze, di un insediamento abitativo stabile di una qualche consistenza. Anche in questo caso vi sono chiari legami tra la cultura delle popolazioni autoctone e quelle dei coloni greci. La posizione e le caratteristiche geo-morfologiche delle zone pedemontane ben si prestavano d'altronde alle esigenze abitative dell'età pre-romana, quando dovevano essere non poco frequenti gli scambi culturali anche con genti etrusche oltre che greche. In epoca romana si perdono le tracce di eventuali insediamenti umani sul territorio campagnese— nessun ritrovamento, almeno fin ora può confortare gli studiosi locali che vorrebbero la città di Campagna addirittura municipium romano ai tempi di Silla. Tali storici, sin dal XVI secolo, hanno frainteso gli scritti degli autori latini Strabone e Tito Livio che chiaramente si riferivano alla regione Campania nei loro testi e non già alla città di Campagna. Tale errore ha indotto gli studiosi di storia patria a congetturare, non solo, l'esistenza di un municipio ma anche che molti cognomi locali e toponimi discendessero direttamente dai nomi di illustri patrizi, consoli e cittadini romani. Solo una metodica campagna di scavi potrebbe far luce su tutti gli aspetti lacunosi dell'evoluzione storica ed etno-antropologica del nostro territorio e delle nostre provincie, ponendo così fine alle tante speculazioni teoriche finora fatte.
Campagna, 15/11/2003